venerdì 14 giugno 2013

Post riassuntivo

Il primo post di questo blog era solo un'introduzione a quest'ultimo. In esso ho parlato del libro che ho accompagnato al corso di Storia della Tecnologia, "Cristo si è fermato ad Eboli". 
 Di questo ammirevole testo ne parlo nei post:

Per rendere meglio l'idea del tema trattato nel blog, ci aiutano due particolari post:

Particolarmente interessante è la mappa presente nel seguente post. Essa ci dà un'idea di quanto l'agricoltura mondiale sia cambiata nel tempo e nello spazio.

Il seguente post illustra il più significativo brevetto rilasciato in campo agricolo.

Infine ecco una serie di post che ritraggono la tecnologia e l'agricoltura in ambiti estranei a quelli normalmente concepiti:

Se questo blog fosse una canzone...

Ho trovato una canzone molto pittoresca e simpatica, che tratta di un trattore molto usato dai contadini. La sua peculiarità era quella di essere inarrestabile, lo capirete ascoltando la canzone. Buon ascolto.


giovedì 6 giugno 2013

Mappa dell'agricoltura mondiale

Questa mappa ci permette di capire come sono variati, nel tempo, i principali centri mondiali di coltivazione agricola.

Gli antichi centri degli albori del domesticamento di piante e animali - in tutto nove - sono indicati dalle aree di colore arancione, nella mappa. Le aree del mondo moderno più produttive dal punto di vista agricolo , sono indicate dalle aree di colore giallo.
Si noti come non ci siano sovrapposizione tra le aree evidenziate, fatta eccezione per la Cina e l'area più produttiva degli Stati Uniti. Il motivo per cui le due distribuzioni sono così diverse è che l'agricoltura nacque nelle aree che favorivano la crescita degli antenati delle colture e degli animali maggiormente domesticabili. ma altre aree si scoprirono molto più adatte non appena questi prodotti le raggiunsero.


fonte www.nature.com

mercoledì 5 giugno 2013

L'agricoltura nei fumetti....

Donald Duck (Dutch) - 20, 1980


Chip 'n' Dale 17


Bugs Bunny 43 - Elmer Fudd - Window - Carrot

Trebbiatrice - Cristo si è fermato a Eboli

“[…] Questa sconfinata distesa monotona e ondulata, la si coltiva, da qualche anno, a grano:  un povero grano che non ripaga le semente, le spese e la fatica. Quando l’avevo vista per la prima volta, l’estate, era il tempo della raccolta. Tutta la terra, d’ogni parte intorno, era gialla sotto il sole: e un canto di lontane trebbiattrici solcava solo il silenzio. Ora tutto era grigio, non un colore turbava quella monotonia solitaria. […]”
In questa parte del libro, Carlo Levi, esiliato nella cittadina di Gagliano, ottiene un permesso di pochi giorni per poter andare a Grassano, sua precedente “villeggiatura forzata”, per poter terminare dei quadri che aveva lasciato in sospeso. L’artista si gode il paesaggio in solitudine, passeggiando tra le strade di campagna che circondano il paese e descrivendo sia ciò che vede sia ciò che sente. Egli nomina una macchina agricola di notevole utilità, la trebbiatrice.
La trebbiatrice è una macchina agricola utilizzata per sgranare i cereali e separarli dalla paglia come ne l caso del frumento o del riso (Wikipedia).

Il processo di trebbiatura è sempre stato fatto a mano. La prima macchina trebbiatrice fu costruita nel 1733 dallo scozzese Michael Menzies, che funzionava grazie ad una ruota idraulica. La prima vera e propria trebbiatrice è stata costruita nel 1786 da Andrew Meikl.(www.traktorstory.com)

      

Antica trebbiatura lenola (fonte)


Trebbiatrice anni '30 della ditta Rossini di Macerata (www.leveterane.it)

lunedì 3 giugno 2013

Aratro - Cristo si è fermato a Eboli



“Tante genti sono passate su queste terre, che qualcosa si trova davvero, e dappertutto, scavando con l’aratro.  Antichi vasi, statuette e monete escono al sole, sotto la vanga, da qualche antica tomba.”
In questo piccolo brano tratto da Cristo si è fermato ad Eboli, Carlo Levi racconta dei fortuiti ritrovamenti, da parte dei contadini che lavorano la terra, di tesori risalenti al periodo del brigantaggio, un fenomeno di dissidenza nei confronti dello Stato sviluppatosi nel Sud Italia con la formazione del Regno d’Italia. Questi briganti rubavano denaro o oggetti preziosi che venivano poi persi durante le eventuali fughe, oppure sotterrati in determinati punti.
L’autore nomina due importanti strumenti di cui gli agricoltori si sono sempre serviti: l’aratro e la vanga.
Dal “Storia delle macchine” di Vittorio Marchis apprendiamo che l’aratro è citato da numerosi scrittori (come White Jr., Goguet, Chambers, Plinio e Virgilio nelle sue Georgiche) di opere varie ed enciclopedie, che hanno dedicato le loro ricerche anche alla storia di questo strumento così antico.

 Virgilio dice dell’aratro:

“Cerere insegnò per la prima volta ai mortali l’aratro […] e adesso ho da raccontare le armi dei duri coloni, senza le quali non si può seminare, né sorge la messe: il vomere e l’aratro ricurvo di legno pesante. […] Si doma a gran forza un olmo nei boschi, per farne la bure che dà forma all’aratro ricurvo; s’applica a questa un timone di otto piedi, due orecchie e dentali con duplice dorso.”

Goguet nel suo  “ De l’origine des lois, des arts et des sciences et de tous les progress chez les anciens peoples” tratta della storia di questo essenziale strumento da lavoro, prima nell’era classica e poi si sposta in Oriente, cercando le sue radici in Cina:

“La costruzione de’ primi aratri era semplicissima. Questa macchina, che in alcuni paesi oggigiorno [1759] è assai complicata, era nella sua prima origine composta d’un sol pezzo di legno assai lungo, e curvato in modo che una parte si profondasse nella terra, e l’altra servisse per accoppiare i bovi. Non v’erano ruote d’alcuna maniera, ma soltanto un manico, coll’ajuto del quale il condottiero potesse a sua voglia, e secondo il bisogno dirigerlo, e voltarlo in ogni parte.”


“Dicono che anticamente i popoli si nutrivano deì frutti degli alberi, delle piante, e delle carni degli animali […]. Chin noong (successore di Fo-hi) facendo attenzione ed alle stagioni, ed alle qualità del terreno, tagliò un pezzo d’albero, e ne formò un istrumento chiamato fu, il quale serviva ad accoppiare i buoi. Dipoi lo piegò, e fece divenir duro per mezzo del fuoco un altro pezzo di legno per formarne un coltro d’aratro, ed in questa maniera insegnò agli uomini a coltivare la terra.”

In antichità con l'utilizzo dell'aratro la terra era destinata a subire una trasformazione radicale. L'intenso sfruttamento imponeva una rotazione delle colture. Ogni anno una parte dei campi doveva essere  lasciata riposare (cioè veniva messa "a maggese"), anche se, in luogo del frumento i contadini potevano coltivare altre piante commestibili ("da rinnovo"), come le patate, il granoturco etc., le cui radici raggiungevano strati ancora più profondi, non sfruttati. Oppure vi lasciavano pascolare gli animali domestici. 
Questo nuovo strumento meccanico, era generalmente di due tipi: uno per i climi secchi, dove la terra è leggera e friabile, e bisogna evitare che l'umidità giunga in superficie e si disperda; l'altro invece è per i climi piovosi, dove si ha bisogno di rovesciare le zolle per impedire che l'eccesso di umidità faccia marcire il seme.
Il primo aratro era "a chiodo", anzi, "a forcella", in quanto mentre gli animali da tiro venivano aggiogati al ramo più lungo, quello più corto invece tracciava dei solchi nel terreno, senza rovesciare le zolle.  

                             
Esempio di aratro a chiodo (www.antoniocosola.it)

Il secondo aratro era detto "a vomere" e doveva fare l'operazione opposta: con la sua lama di ferro doveva penetrare in profondità, favorendo il rovesciamento e l'evaporazione delle zolle. Un attrezzo del genere aveva bisogno della trazione di almeno tre animali da tiro.

Esempio di aratro a vomere (www.fungoceva.it)

Con l'aratro a chiodo quindi si rompevano solamente le zolle, che non venivano rovesciate: era perciò necessaria un'aratura incrociata. Ne consegue che i campi assumono una forma pressoché quadrangolare.
Plinio cita l'aratro pesante a ruote trainato da quattro coppie di buoi, Le ruote rendono più facilmente trasportabile il mezzo e la maggiore forza di trazione permette l'aratura anche di terreni umidi e pesanti, quali quelli dell?italia settentrionale.
Il coltro è una lama pesante posta sul bure o timone dell'aratro, e taglia verticalmente la terra. Il vomere, che forma quasi un angolo retto con il coltro, taglia la terra orizzontalmente, all'altezza delle radici dell'erba; il versoio, infine, rovescia la zolla distaccata dal terreno, voltandola a destra o a sinistra, a seconda della sua posizione. Con questa macchina la forma dei campi si allunga, perchè non è più necessaria l'aratura incrociata, e assume anche una posizione leggermente incurvata, per favorire il drenaggio naturale.
Esempio di coltro o coltello dell'aratro (www.europeana.eu)

Esempio di vomere dell'aratro (www.ua.all.biz)
Esempio di versoio o rovesciatoio dell'aratro (www.agristore.it)


Fonti: "Storia delle macchine - tre millenni di cultura tecnologica" di Vittorio Marchis, www.homolaicus.it




mercoledì 29 maggio 2013

Locandine pubblicitarie - Tecnologia e agricoltura

Tutti noi abbiamo presente come sono fatte le locandine pubblicitarie d'epoca, hanno quello stile vintage che attira molte persone. Sono diventate un vero e proprio oggetto d'arredamento, basti pensare alla locandina storica della Coca Cola.

Qui di seguito alcune locandine pubblicitarie raffiguranti delle macchine agricole.





Pubblicitari - Delcampe.it

"Sul bagnato o sull'asciutto, al caldo o al freddo, collina o pianura... I trattori Fordson "Gigante Blu" facilitano sempre il lavoro perchè sono studiati per l'uomo che li guida"  - 1963

La pubblicità dei trattori Holder in una immagine degli anni '40
(fonte) anni '40 - Francia